L’informatica ci sta avvicinando all’immortalità?

L’informatica ci sta avvicinando all’immortalità?
CREDITO IMMAGINE: Cloud Computing

L’informatica ci sta avvicinando all’immortalità?

    • Nome dell'autore
      Antonio Salvaggio
    • Autore Twitter Handle
      @AJSalvaggio

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    Sebbene le visioni del futuro possano cambiare nel tempo, l’immortalità ha goduto di un posto sicuro nei nostri sogni del domani. La possibilità di vivere per sempre occupa da secoli l’immaginazione umana. Anche se vivere per sempre non è ancora una realtà, negli ultimi anni ha comunque subito un'interessante trasformazione da fantasia a possibilità teorica.

    Le idee contemporanee sull’immortalità si sono spostate dall’attenzione alla conservazione del corpo alla conservazione della mente. Di conseguenza, le camere da letto anti-invecchiamento dei film di fantascienza sono state sostituite dalla realtà del cloud computing. La nuova tecnologia informatica è diventata sempre più simulativa del cervello umano. Per i visionari del settore, l’integrazione della mente umana nel mondo digitale in rapida accelerazione ci porterà oltre i confini della vita mortale.

    I visionari

    Per ricercatori come Randal Koene, il nuovo futuro dell’immortalità non è uno dei conservazione isolata, ma piuttosto integrazione digitale. Koene vede il SIM (mente indipendente dal substrato) come la chiave dell'immortalità. La SIM è una coscienza preservata digitalmente, il risultato del caricamento di una mente umana in un potente cyberspazio (e in rapida espansione). Koene è il capo di Carboncopies.org, un'organizzazione impegnata a rendere la SIM una realtà sensibilizzando, incoraggiando la ricerca e garantendo finanziamenti per le iniziative SIM.

    Un altro visionario nel campo dell'immortalità digitale è Ken Hayworth, presidente della Fondazione per la conservazione del cervello. Il nome della fondazione si spiega da sé: attualmente è possibile preservare con grande efficacia piccoli volumi di tessuto cerebrale; L'obiettivo di Hayworth è quello di espandere le capacità della tecnologia esistente in modo che volumi più grandi di tessuto (e infine un intero cervello umano) possano essere preservati al momento della morte, per essere successivamente scansionati su un computer al fine di creare una coscienza uomo-macchina.

    Queste sono idee coinvolgenti ed estremamente complesse. L'obiettivo di preservare e caricare i contenuti del cervello umano nel cyberspazio è un'impresa che dipende da una stretta collaborazione tra lo sviluppo informatico e le neuroscienze. Un esempio di questa interazione tra i due campi è lo sviluppo del “il connettoma” – una mappa 3D del sistema nervoso.  Il Progetto Connettoma Umano (HCP) è un'interfaccia grafica online che consente alle persone di esplorare visivamente il cervello umano.

    Anche se l’HCP ha fatto grandi passi avanti, è ancora un lavoro in corso, e alcuni sostengono che il progetto di mappare il cervello umano nella sua interezza sia un compito troppo enorme per essere portato a termine. Questo non è che uno degli ostacoli che ricercatori come Koene e Hayworth devono affrontare.

    Le sfide

    Anche la più ottimistica delle tempistiche riconosce le serie prove coinvolte nel caricare una mente umana nel cyberspazio: ad esempio, se il cervello umano è il computer più potente e complesso del mondo, quale computer artificiale sarebbe all’altezza del compito di ospitarlo? Un’altra sfida ancora è il fatto che iniziative come la SIM formulano alcune ipotesi sul cervello umano che rimangono ipotetiche. Ad esempio, la convinzione che una coscienza umana possa essere caricata nel cyberspazio presuppone che le complessità della mente umana (memoria, emozione, associazione) possano essere pienamente comprese attraverso la struttura anatomica del cervello – questa ipotesi rimane un’ipotesi che deve ancora essere dimostrato.  

    CRONOLOGIA FUTURA